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| Buongiorno a tutti, mi chiamo Chiara e so da poco di far parte del club degli sclerati anche se in realtà avevo parecchi sospetti da molto tempo, solo che non sapevo che nome dare a questa sensazione. Ora lo so e devo ammettere che non è così facile. La diagnosi effettiva ce l'ho da dicembre a seguito di un ricovero ospedaliero dovuto ad alcuni strani sintomi. Mi girava di colpo la testa, mi sembrava di avere delle specie di ictus alla parte destra del corpo, mi rimaneva la mano bloccata in una posizione innaturale e allo stesso tempo sentivo la gamba destra cedermi e "chiedermi" di sedermi. Mi decido, dopo qualche giorno di attesa sperando non fosse nulla di più che il famoso stress o tuttalpiù un ernia, ad andare dal medico di base che mi prescrive una visita neurologica urgente a seguito della quale il medico mi comunica che vuole farmi fare una risonanza magnetica con contrasto. Non appena esco dal "tubo" mi dirigo dal medico sprezzante, convinta non ci sia niente di che poiché io stavo bene e avevo fretta di andare avanti con la mia vita. Lui, invece, mi dice una frase che per me è stata l'inizio dell'incubo: "ti dobbiamo ricoverare per fare degli accertamenti ". Passo alcuni giorni in ospedale, rimanendo convinta in cuor mio che si stessero sbagliando. Un giorno mi hanno lasciata da sola ad attendere un esame con la mia cartella clinica e io la apro. Vedo una crocetta su di un foglio alla voce "sospetta sclerosi multipla ". In quel momento, nonostante continuassi a sperare che fosse tutto un equivoco, ho iniziato a rendermi conto che forse non lo era. Completato tutto l'iter diagnostico la diagnosi era quella. Mi è franata la terra sotto i piedi. Il periodo era stupendo, avevo un lavoro a tempo indeterminato, i miei genitori da lì a poco avrebbero festeggiato il loro 50esimo anniversario di matrimonio e sarebbero venuti i parenti dal sud, ero appena riuscita, dopo anni di rifiuti e "non sono ancora pronto", a convincere il mio compagno a provare ad avere un figlio nonostante la mia endometriosi e credevo ingenuamente che quello fosse l'unico ostacolo da aggirare. Mi sbagliavo di grosso. Da lì nulla è più stato lo stesso. Ora non so nemmeno più se me la sento di provarci. Andando indietro con il pensiero mi rendo conto che la mia sclerosi non è affatto recente, anzi. Quando avevo 22 anni da un giorno all'altro mi si era paralizzata la gamba destra, sentivo una sensibilità diversa quando mi depilavo e non riuscivo a sollevare bene il piede. Feci una risonanza magnetica solo alla gamba e ovviamente non risultò nulla. Nessuno ai tempi, né il medico di base né il neurologo sospettarono potesse essere già lei. Ma era lei. E ora che ci penso, forse era lei già prima, magari già dai 14 anni, periodo in cui iniziai a soffrire di depressione e ansia a livelli cosmici . Come se non bastasse oltre alla sclerosi, ho ricevuto in ospedale anche una diagnosi di tiroidite autoimmune di hashimoto. E tutto ciò rende il mio sogno di avere un figlio ancora più difficile. Al momento sono "fortunata" perché a parte un po' di debolezza al lato dx non ho avuto conseguenze importanti ma sono molto molto preoccupata per il futuro. E sopratutto, evidenziando la prima risonanza che feci in ospedale "numerosissime" lesioni mi chiedo : ma chi sono io ? Mi spiego meglio .. sono stata una bambina piena di vita e autostima nonostante vivessi una situazione familiare non esattamente idilliaca.. ma ad un certo punto però sono cambiata.. sempre più introversa, chiusa e solitaria, in preda all'ansia perennemente e con zero autostima. Questo sarebbe accaduto indipendentemente dal mio cervello "lesionato" ? Anche la grave insonnia che mi porto dietro da ormai 8 anni è imputabile alla sclerosi ? Sarà mai reversibile? Perché tutti gli psicologi da cui mi ha portato mamma da ragazzina non si sono mai interrogati sul fatto che ci potesse essere una causa "fisica" alla mia sensazione di fare più fatica degli altri a fare qualunque cosa ? Tante volte mi rispondevo che ci sta, che non siamo tutti uguali, che sono nata "vecchia" e pazienza.. ma spesso avevo degli attacchi di rabbia quando mi sentivo sopraffatta dalla fatica e non riuscivo a spiegarmelo. Ora li ho anche perché ho scoperto di avere questa sgradita compagnia che al momento non sono ancora in grado di accettare. Mi chiedo se troverò mai pace. Ho iniziato la terapia con Tsabry a febbraio e devo ancora fare la prima risonanza di controllo, non so se sono fiduciosa o meno. In questo momento non so niente. Vorrei solo che questo fosse solo un brutto sogno. Ho 33 anni e non vedevo l'ora di cominciare a vivere "veramente" convinta che le cose sarebbero andate tutte a posto con il tempo e che crearmi una mia famiglia mi avrebbe aiutata anche su altri aspetti che non amo di me e del mio carattere . Mi rendo conto, invece, che ho inconsapevolmente già perso un sacco di tempo e che quello che ho davanti non sarà come credevo sarebbe stato. È una diagnosi che ti spezza in due e ti fa crollare l'immagine che hai avuto di te fino a poco prima. Sapevo di essere un po' debole di testa, i problemi di depressione e ansia nella mia famiglia sono comuni, ma avevo la presunzione di essere una bomba fisicamente. Invece no. Questo non fa altro che riflettersi sull'ansia e la depressione preesistenti esacerbandole e mi sento incapace di vedere il futuro. Tutti mi dicono che queste cose accadono a chi ha la forza per affrontarle.. ma mi sa che questa volta il fato ha toppato perché io le forze non le ho e non so dove prenderle. Ma dovrò trovare un modo perché, che mi piaccia o no e per quel che sappiamo.. ho solo questa vita ed è pure maledettamente corta. Certo, non è facile sentirsi dire che sarà così per sempre ma ora come ora mi accontento che non sia peggio. Mi accontento della fortuna di avere mamma e papà che stanno bene, il mio compagno che non è fuggito via dopo la diagnosi, mi accontento di essere ancora sempre io nonostante spesso non mi ci senta davvero più. Sono consapevole che al momento è la depressione che parla al mio posto ma spero tanto di riuscire, con il tempo, a stare meglio di come mi sento ora, sconfitta dalla vita e tradita dal mio corpo. Abbraccio tutti voi con tutta l'anima e ringrazio chiunque condivida la propria esperienza perché ci fa sentire meno soli.
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